Negli anni '70 si nota una notevole evoluzione della tendenza di consumo dei vini soprattutto per quanto riguarda le tipologie destinate al consumo quotidiano ed agli svariati momenti occasionali e di socializzazione. Ciò coincise con la tendenza da parte di un largo settore di consumatori costituito specialmente dai più giovani verso il consumo di altre bevande di modesto contenuto alcolico.
Venne avanzata da taluni ambienti l'ipotesi di trasformare il vino in una bevanda di bassissima gradazione, 2-3 gradi, oppure creando un taglio artificioso fra vino e succhi di frutta secondo una moda di breve durata nata oltreoceano. La Toscana di fronte a certe ipotesi si oppose in maniera netta rivendicando all'immagine vino il significato tradizionale di naturale prodotto della fermentazione dell'uva.
Un gruppo di aziende toscane fra le più prestigiose e influenti sul mercato, decise di dar vita ad uno studio per la realizzazione di un vino bianco di bassa gradazione, fresco, fruttato, leggero e disponibile ad una gamma vasta di consumi con maggior propensione naturalmente verso il periodo estivo, ma comunque tale da poter significare una apertura del mercato del vino verso le nuove esigenze di alimentazione, il tutto naturalmente senza deformarne le caratteristiche e mantenendo al vino il suo significato di prodotto pregiato che la Toscana ha sempre saputo difendere sui mercati di tutto il mondo.
Fu così che nacque il Galestro un vino nato dalle uve bianche del Chianti che ha saputo far tesoro delle nuove tecniche di fermentazione e di trasformazione nonchè di una precisa selezione di uvaggi tale da poter soddisfare le esigenze di un consumatore moderno, anticonformista, ma raffinato ed esigente nella ricerca dei prodotti.
Galestro è il nome di una roccia tipica della Toscana che dà luogo a terreni particolarmente vocati sotto il profilo qualitativo per la produzione vinicola; questa roccia dalla struttura scagliosa si sbriciola dando luogo a terreni soffici, caldi, permeabili dove la vite raggiunge un massimo di livello qualitativo.
Non è senza significato quindi se la produzione del Galestro è legata alla vinificazione diretta delle uve da parte degli imbottigliatori in maniera che si venga a creare una stretta interdipendenza fra fase produttiva viticola e fase enologica per cui il prodotto si realizza nell'ambito dello stesso periodo vendemmiale e non con successivi tagli di prodotto eseguiti nel corso dell'anno.
Le aziende che per prime avevano progettato l'iniziativa si riunirono in una struttura consortile che rapidamente raggiunse circa 80 associati con una base produttiva di circa 1.000 ha di vigneto e 14 aziende imbottigliatrici che provvedono alla elaborazione e vinificazione delle proprie uve o di quelle delle altre aziende che partecipano al Consorzio.
Da questa iniziativa scaturirono immediatamente due risultati positivi.
E' in questo modo che il Galestro è stato il simbolo della rivoluzione tecnologica toscana ed in parte l'elemento traente delle innovazioni che hanno fatto balzare la Regione Toscana ai vertici dell'immagine della produzione enologica nell'ambito nazionale.